Il Mose cambierà la storia di Venezia
Nel periodo autunnale le acque alte allarmano i veneziani. Da sempre. L’osservazione sistematica e con metodologia scientifica è recente, risale al 1872, per quanto Livio Dorigo anticipi la data al 1867 quando venne rilevata un’alta marea eccezionale di +153 cm.
La prima testimonianza certa di estesi allagamenti nella laguna di Venezia risale alla famosa Rotta della Cucca del 17 ottobre 589 narrata da Paolo Diacono.
Oggi, i dati del Centro Previsioni Maree del Comune di Venezia mostrano un aumento delle frequenze di acque alte negli ultimi decenni. Solo nel 2013, su 156 casi di massimi di marea superiori agli 80 cm, si sono verificati 6 casi sopra i 110 cm. Le paratoie del Mose, quindi, se fosse stato in funzione, con la procedura ordinaria attualmente in vigore, si sarebbero sollevate in quei sei casi per mantenere in laguna il livello di sicurezza dell’acqua inferiore ai 110 cm. Misura tecnica convenzionale – non un vincolo delle dighe mobili – per definire il limite di pericolosità e danni elevati. Anzi, La gestione flessibile del Mose consente di fronteggiare tutte le maree, quelle eccezionali e quelle basse e più frequenti. Le paratoie, che isoleranno la laguna dal mare in caso di pericolo, sono state progettate per proteggere Venezia e gli altri abitati lagunari da qualsiasi acqua alta, compresi gli eventi eccezionali come quello del 4 novembre 1966 (+194 cm) e del 22 dicembre 1979 (+166 cm) o, più recentemente, quelli del 1° dicembre 2008 (+156 cm), dell’11 novembre 2012 (+ 149 cm) o del 12 febbraio 2013 (+143 cm).
Attualmente si prevedono, in media, ogni anno, quattro casi di acqua alta per cui sarà necessario mettere in funzione il Mose, per una durata media delle chiusure delle bocche di porto di 3/5 ore per ciascun evento.
A Mose ultimato, qualora non fossero ancora state difese con gli interventi puntuali previsti le aree più basse della città, come Rialto e San Marco, al gestore sarebbe possibile, a fronte di un evento eccezionale, aprire le paratoie con anticipo, garantendo così un livello di acqua in laguna intorno ai 90 cm. Questo consentirebbe a quasi tutte le zone più antiche e preziose della città di essere protette da subito.
Il Mose in questa situazione dimostrerebbe la flessibilità d’uso che lo caratterizza, uno dei requisiti per cui è sempre stato approvato dagli Enti e dalle Istituzioni competenti.
All’Arsenale, presso la Control Room, si stanno sperimentando già da tempo i sistemi di gestione operativa delle barriere del Mose, ovvero l’insieme delle procedure informatizzate relative alla previsione delle acque alte, ai sistemi di allerta operativa, ai processi di decisone per l’esercizio delle paratoie.
La gestione operativa delle barriere ha un elevatissimo grado di affidabilità in quanto l’effettiva decisione della chiusura avviene in base alla misura diretta del livello delle acque e non in base al dato previsto. Le previsioni sono necessarie per stabilire l’allerta circa il possibile verificarsi di un evento di acqua alta, ma è il rilievo effettivo sul campo a fornire le informazioni decisive per la messa in funzione delle paratoie. Una volta scattata l’allerta, si avvia la manovra di chiusura delle paratoie in base alla verifica sul campo dell’evoluzione del livello marino in tempo reale e quindi tempestivamente in caso di fenomeni improvvisi d’innalzamento veloce del livello del mare. Questo consente una procedura di messa in sicurezza della città efficace e sicura.